"Hanno ripreso e messo in rete la morte di una coetanea"
Modena, l'accusa di un preside. Le foto tolte dopo la denunciaLa ragazza, 16 anni, marocchina, schiacciata da un autobus
"Hanno ripreso e messo in retela morte di una coetanea"
di LUIGI SPEZIA
MODENA - Foto alla compagna di scuola appena uccisa da un autobus. E battute di derisione, come "dai, vai a vederla anche tu, ha la testa staccata". Immagini lanciate su You Tube o Rotten. com o su blog privati, secondo i racconti raccolti da Eugenio Sponzilli, preside dell'Istituto d'Arte di Modena, che denuncia "l'agghiacciante degenerazione delle relazioni umane di molti adolescenti" impegnati, di fronte ad una compagna morta
in strada, a usare i cellulari, filmare una scena macabra, "splatter" e scambiare battute ironiche. Sara Hamid, 16 anni, marocchina, schiacciata da un bus all'autostazione mentre tornava a casa, era una rappresentante di classe dell'Istituto d'Arte, molto attiva. Marocchina di seconda generazione, perfettamente inserita, molto stimata dai compagni. "Parecchi ragazzi mi hanno detto di sapere che quelle immagini sono finite su Internet - dice il preside, 61 anni di cui 23 alla guida delle scuole -. Non siamo riusciti a trovarle, tuttavia. Secondo me le hanno tolte quando hanno saputo che stavo per fare denuncia alla Polizia Postale, alla quale infatti mi sono rivolto. I ragazzi le hanno viste sui cellulari e forse sono finite anche su alcuni blog". Un bullismo elettronico che non si ferma nemmeno davanti ad una morte orrenda. L'incidente è avvenuto il 31 ottobre, verso le 13 e trenta, quando l'autostazione è invasa da migliaia di adolescenti delle superiori che tornano nei paesi della provincia modenese. "Alcuni ragazzi a vedere quella scena sono svenuti o hanno pianto. Altri hanno riso davanti a quel cadavere scomposto. E c'erano parecchi studenti con zainetto in spalla che hanno fotografato e filmato i pezzi del cervello della loro compagna sparsi a terra. Una cosa scandalosa, incredibile. Mi chiedo cosa stia capitando ai nostri ragazzi, ormai molti di loro sono impermeabili a qualsiasi messaggio educativo". Il preside con 23 anni di esperienza non sa più che fare: "Se denuncio pubblicamente questi comportamenti è perché sono preoccupato, mi rendo conto che abbiamo fallito". La scuola non assolve più il suo compito: "I ragazzi ci prendono semplicemente per dei tecnici, non siamo più né maestri di vita né modelli". La famiglia è in crisi: "A Modena, un terzo dei ragazzi ha i genitori separati che quindi seguono poco i figli. Se li convochiamo per qualche mancanza dei ragazzi, quasi sempre prendono le loro parti e trattano preside e professori dall'alto in basso. I ragazzi non hanno senso critico, ma tutti hanno un cellulare nuovo e costoso".
Il professor Sponzilli ha cercato di reagire. Quando il tam tam delle foto è giunto fino in presidenza, ha convocato l'assemblea con il centinaio di rappresentanti di classe (l'Istituto ha 1200 iscritti). "Dopo una bella paternale hanno cominciato a capire, almeno i rappresentanti. Vuol dire che se si riesce a suscitare in loro emotività qualcosa si ottiene. Ne è nata una bellissima iniziativa. Hanno fatto una colletta e raccolto 3000 euro, utili alla famiglia di Sara che ha trasportato la salma in Marocco. Alcune classi, addirittura, hanno rinunciato a premi in denaro per i lavori che fanno a società esterne". Un bel segnale, ma rimane il problema di fondo: "I nostri ragazzi ci sfuggono, vivono in un mondo inaccessibile sul quale non abbiamo potere". (15 novembre 2007)
"Hanno ripreso e messo in retela morte di una coetanea"
di LUIGI SPEZIA
MODENA - Foto alla compagna di scuola appena uccisa da un autobus. E battute di derisione, come "dai, vai a vederla anche tu, ha la testa staccata". Immagini lanciate su You Tube o Rotten. com o su blog privati, secondo i racconti raccolti da Eugenio Sponzilli, preside dell'Istituto d'Arte di Modena, che denuncia "l'agghiacciante degenerazione delle relazioni umane di molti adolescenti" impegnati, di fronte ad una compagna morta
in strada, a usare i cellulari, filmare una scena macabra, "splatter" e scambiare battute ironiche. Sara Hamid, 16 anni, marocchina, schiacciata da un bus all'autostazione mentre tornava a casa, era una rappresentante di classe dell'Istituto d'Arte, molto attiva. Marocchina di seconda generazione, perfettamente inserita, molto stimata dai compagni. "Parecchi ragazzi mi hanno detto di sapere che quelle immagini sono finite su Internet - dice il preside, 61 anni di cui 23 alla guida delle scuole -. Non siamo riusciti a trovarle, tuttavia. Secondo me le hanno tolte quando hanno saputo che stavo per fare denuncia alla Polizia Postale, alla quale infatti mi sono rivolto. I ragazzi le hanno viste sui cellulari e forse sono finite anche su alcuni blog". Un bullismo elettronico che non si ferma nemmeno davanti ad una morte orrenda. L'incidente è avvenuto il 31 ottobre, verso le 13 e trenta, quando l'autostazione è invasa da migliaia di adolescenti delle superiori che tornano nei paesi della provincia modenese. "Alcuni ragazzi a vedere quella scena sono svenuti o hanno pianto. Altri hanno riso davanti a quel cadavere scomposto. E c'erano parecchi studenti con zainetto in spalla che hanno fotografato e filmato i pezzi del cervello della loro compagna sparsi a terra. Una cosa scandalosa, incredibile. Mi chiedo cosa stia capitando ai nostri ragazzi, ormai molti di loro sono impermeabili a qualsiasi messaggio educativo". Il preside con 23 anni di esperienza non sa più che fare: "Se denuncio pubblicamente questi comportamenti è perché sono preoccupato, mi rendo conto che abbiamo fallito". La scuola non assolve più il suo compito: "I ragazzi ci prendono semplicemente per dei tecnici, non siamo più né maestri di vita né modelli". La famiglia è in crisi: "A Modena, un terzo dei ragazzi ha i genitori separati che quindi seguono poco i figli. Se li convochiamo per qualche mancanza dei ragazzi, quasi sempre prendono le loro parti e trattano preside e professori dall'alto in basso. I ragazzi non hanno senso critico, ma tutti hanno un cellulare nuovo e costoso".
Il professor Sponzilli ha cercato di reagire. Quando il tam tam delle foto è giunto fino in presidenza, ha convocato l'assemblea con il centinaio di rappresentanti di classe (l'Istituto ha 1200 iscritti). "Dopo una bella paternale hanno cominciato a capire, almeno i rappresentanti. Vuol dire che se si riesce a suscitare in loro emotività qualcosa si ottiene. Ne è nata una bellissima iniziativa. Hanno fatto una colletta e raccolto 3000 euro, utili alla famiglia di Sara che ha trasportato la salma in Marocco. Alcune classi, addirittura, hanno rinunciato a premi in denaro per i lavori che fanno a società esterne". Un bel segnale, ma rimane il problema di fondo: "I nostri ragazzi ci sfuggono, vivono in un mondo inaccessibile sul quale non abbiamo potere". (15 novembre 2007)
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